Ogni città ha i suoi simboli e Milano, oltre al duomo e alla madonnina, ha certamente il “biscione”.
Una biscia/drago raffigurato con la testa coronata mentre ingoia un ragazzino.
Sinonimo di prestigio e di potere è lo stemma che identifica meglio la città di Milano, per questo è protagonista in celeberrimi brand moderni come, ad esempio, quello della casa automobilistica Alfa Romeo e della società Fininvest, oltre che essere il simbolo della squadra di calcio dell’Inter.
Nonostante la sua importanza, questa figura ha una origine poco chiara: di sicuro sappiamo che fu lo stemma della
famiglia Visconti. Ma come arrivò a essere il simbolo della casata? Lo stemma fu adottato dai Visconti e poi mantenuto dagli
Sforza, a significare la continuità tra le due casate nella signoria della città.
In origine, però, non doveva trattarsi di una biscia, bensì del leggendario drago Tarantasio che anticamente terrorizzava Milano, finché un giorno Umberto Visconti raggiunse il mostro, in procinto di divorare un bambino, e dopo un’aspra lotta lo atterrò salvando il piccolo.
Per celebrare l’impresa, nello stemma dei Visconti fu introdotto il drago (trasformato in serpente) che tiene un bambino tra le fauci.
Secondo un’altra leggenda fu Azzone Visconti a proporre come simbolo il biscione, quando nel 1323, accampatosi con le sue truppe nei pressi di Pisa, non si rese conto che una vipera si era infilata nel suo elmo. Quando lo mise sul capo, la bestia velenosa sgusciò via senza morderlo.
Per altri, merita di essere ricordata la leggenda che vide come protagonista Desiderio, re dei Longobardi e antenato presunto dei Visconti. Si narra che la testa del sovrano fu attorniata a mo’ di corona da un serpente, il quale si allontanò, anche in questo caso, senza mordere. Il monarca longobardo avrebbe, quindi, adottato il serpente come simbolo da tramandare ai suoi successori.
In ultimo, la storia rimanda al capitano Ottone Visconti che, durante la Seconda crociata, sconfisse il saraceno Voluce, la cui insegna raffigurava «una biscia con un uomo scorticato in bocca». Tornato a Milano, Ottone dispose che i suoi discendenti portassero come vessillo proprio quella biscia, e dal momento che lui stesso «aveva vinto sette fortissimi uomini», le spire del serpente contano sette anse.
Anche se non si conosce la reale storia del simbolo, il drago/biscione di Milano si può vederlo un po’ dappertutto in giro per la città: dalle pareti del Duomo di Milano alla Stazione Centrale di Milano, sulle chiese di Sant’Ambrogio e Sant’Eustorgio e in molti altri monumenti cittadini.
Se passi da queste parti, vieni a trovarci nella
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